Dopo la tempesta

É passata qualche settimana da quell’esame che ha portato un caos di sensazioni a cui é impossibile dare una forma precisa: è troppo pretenzioso riuscire a metterli qui, nero su bianco, mantenendo una coerenza in quello che scrivo. Sento distanti i momenti e le abitudini che contraddistinguevano il me di qualche mese fa. Percepisco il candore di una notte d’inverno: i vestiti ormai impregnati dal fumo del camino, l’aroma dello spritz in bocca, amore sincero e innocente , capelli troppo lunghi, che segnavano l’inizio del mio periodo di adolescenza, momenti di puro divertimento, pienezza, unità. Rapito da quel senso di libertà.Speri che quelle sensazioni non siano passeggere. Poi il tempo, assieme alla consapevolezza, hanno portato via tutto questo. Vorrei vivere ancora una notte così, con amici e amiche, senza sentirmi inadeguato, estraneo a questo mondo, indietro rispetto agli altri che forse sanno godersi la vita per quello che é, non sentono il peso di doversi mostrare per quello che sono. Il tempo mi ha donato esperienze e riflessioni che hanno condotto il mio inconscio alla conclusione che per stare al mondo devo essere il riflesso di ciò che faccio, perché il mio lato più interiore non può essere né compreso né condiviso: é ancora alla ricerca di una bellezza, che forse manco esiste più