Novembre 2022: vengo eletto rappresentante d’istituto. Ancora ora mi chiedo perché mai una persona sana di mente debba scegliere di sua spontanea volontà un ruolo del genere: sei costantemente criticato e giudicato per il tuo operato, estremamente difficile e limitato nel contesto scolastico in cui viviamo quotidianamente.

Una risposta precisa a questa domanda non l’ho ancora trovata, ma in questo articolo ho deciso di fare un grande atto di coraggio e raccontarvi di come questa esperienza mi abbia permesso di rinascere, e forse anche di scoprire la bellezza che la vita ci offre anche nei contesti di quotidianità, quelli che ci sembrano più insignificanti.

Il mio percorso è iniziato un giorno di settembre nel lontano 2021, dopo il mio ingresso nel comitato studentesco. Eravamo ancora provati dalla pandemia, reduci da quasi due anni di DaD, e avevo una voglia matta di mettermi in gioco per recuperare quel tempo interminabile di adolescenza persa davanti a uno schermo, che fino a poco tempo fa aveva scandito le mie giornate tra discord, videogiochi, video lezioni, musica, rumori, lasciandomi nella sostanza un vuoto incolmabile.

All’epoca mi definivo un vero e proprio “nerd”: estremamente pragmatico, amante di informatica e divoratore seriale di anime e manga: erano poche le volte in cui vedevo la luce del sole. Avevo la certezza che la mia strada sarebbe stata quella del programmatore.

le prime persone che incontrai furono i candidati per la rappresentanza della consulta (tra i quali c’ero anch’io, anche se persi le votazioni) e per la rappresentanza d’istituto. Tra questi ricordo particolarmente Francesco Conte, Filippo Graziano, Tommaso Berardi, Sara Ronzoni e Nicolò Invernizzi.

Questo gruppo aveva un’enorme sfida da affrontare: riuscire a riportare l’unione che contraddistingueva l’Esperia prima della pandemia, che aveva portato a tante divisioni e(a parer mio) aveva abbassato drasticamente l’interesse degli studenti per la scuola, vista solamente come un posto lugubre e triste, che non lasciava spazio al pensiero e alle passioni degli studenti.

Le emozioni più forti arrivarono con l’organizzazione delle due cogestioni: quella natalizia (in quell’annata si fece a distanza) e di fine anno. Nessuno sapeva come gestire quell’enorme evento che avrebbe coinvolto quasi 1200 studenti: eravamo in pochi, senza esperienza e completamente disorganizzati, ma grazie a tanto impegno, alle preghiere del professor Cuminetti e a qualche miracolo tutto andò per il verso giusto. Questo periodo mi diede il coraggio per intraprendere in prima persona il ruolo di rappresentante d’istituto l’anno successivo(2022-23), grazie a tante figure all’interno del comitato che, direttamente o indirettamente, mi spinsero a buttarmi e provare ad affrontare una nuova sfida.

Ricordo con piacere i pomeriggi passati a sistemare le iscrizioni alla cogestione, i momenti passati a contrattare con la dirigenza per le norme da adottare in modo tale da evitare catastrofi durante quelle 5 ore di panico, le consegne dei giornalini e delle felpe, le riunioni dei rappresentanti, e tanto altro.

Ho preso così seriamente questo ruolo che dopo 9 mesi passati a organizzare riunioni, proposte e cogestioni, l’8 giugno alle 15 di pomeriggio, dopo essere tornato a casa mi sono ritrovato sdraiato sul letto a guardare il soffitto domandandomi “Chi sono? Chi voglio essere? Cosa voglio fare DI grande?”. La fine della scuola ha segnato per me una perdita considerevole. Era la prima volta che provavo un’emozione simile. In quel momento mi sono sentito come se avessi dedicato tutto quel tempo pensando soltanto al bene di altri, ma mai a quello della mia persona, che aveva perso un’identità.

E’ molto difficile riuscire a contestualizzare quello che è successo nella mia testa in quel periodo, ma sono abbastanza certo del fatto che il percorso da rappresentante mi abbia cambiato, rendendomi consapevole del fatto che c’era tanto altro oltre all’informatica nella vita. Esistevano anche delle persone, delle idee, delle emozioni. Avevo preso come personale la sfida di cercare di riunire in ogni modo una scuola divisa, formata da tanti ragazzi che forse si stavano perdendo una realtà che non è fatta solo di valutazioni e giudizi, ma anche di unione: gioia, tristezza, successi, sconfitte, ma sempre condivise: è anche questo il bello della scuola.

La fine di questo lungo percorso mi ha portato a un viaggio di introspezione, riflessione e ricerca, permettendomi così di ritrovare la strada che forse desideravo da sempre: un percorso sicuramente faticoso, ma fatto di bellezza.

Per me bellezza è poter esprimere la mia storia e quella di altri scattando una bella foto, realizzando un video o una grafica tramite la mia creatività e immaginazione: dare forma a emozioni e racconti, di quotidianità o straordinari che siano, per poter essere mostrati tramite il digitale.

Anche se l’Esperia appartiene ormai al mio percorso originario, che ha preso una direzione diversa, non posso far altro che ringraziare tutte le figure che in questi anni mi hanno accompagnato e insegnato qualcosa. Grazie. Davvero.